top of page

INTRODUZIONE

Genova, Dicembre 2006

L’intervento effettuato dal chirurgo estetico è andato benissimo. Adelina è sollevata, io sono sollevato e anche i seni si sono sollevati di un bel po’. Le chiedo se non si senta a disagio con l’aspetto di una ventenne e lei mi manda al diavolo, ché se a me non va bene troverà qualcun altro che la apprezza. Temo che equivochi perché a me va benissimo e glielo dimostro impiegando rinnovato vigore nelle nostre, rare, sessioni di tenerezze. 

Gli altri, oggi non manca nessuno, non danno cenno di aver notato alcuna differenza, ma va detto che gli abiti invernali coprono i dettagli e che l’attrezzatura intima già provvedeva efficacemente a ingannare l’occhio. Me li guardo tutti, allineati e seduti chi sul divano chi sulle sedie della mia sala da pranzo–tinello–studio–territorio televisivo di Tito. Arturo ed Elvira, che figuriamoci se passano le feste da soli a Roma, la mia figlioccia Elena e quel torsolo di mela del marito Pigi, il mio forse fratellastro Gino e la sua dolcissima consorte Caterina che proprio ieri ha ripreso la dieta dimagrante, infine Tito, e la mia donna tutta fiera in un tubino blu notte entro cui si sforza di mettere in risalto il seno appena rimodellato. Sono tutti presi in amabili conversazioni che non seguo e di cui indovino la futilità. Elena e Arturo no, loro si guardano in silenzio, sono abituati a scambiarsi messaggi subliminali, chissà se lo facevano anche prima di conoscersi. Sono trascorsi esattamente ventisei anni. E pensare che lo stabile affetto che è scaturito dal quel loro primo incontro va accreditato all’opera paziente e discreta di Clara, all’amore che quella pregevole donna, improvvisatasi madre, ha riversato sul marito e sulla di lui ignota progenie. 

È da poco passato quasi in silenzio l’anniversario del terribile terremoto dell’Irpinia, il 26 novembre 1980. L’estate di quell’anno, Arturo e Clara erano tornati a Genova, inaugurando un’abitudine che li portava a trascorrere qualche settimana di vacanza in Riviera. Di nuovo avevo trovato per loro una camera alla Pensione Flora, ormai mio abituale domicilio, e questo ci permetteva uno scambio di idee giornaliero e qualche passeggiata serale sulle mura. Quando non erano troppo stanchi camminavamo dal parco dell’Acquasola alle mura della Cappuccine, oppure fino alla Rotonda di via Corsica. Ci potevamo permettere discorsi in libertà in quel contorno urbano che narrava di grandezze e nefandezze, di storia antica e moderna. Da un lato il mare, dall’altro la città più recente che saliva sui monti fin quasi alla linea dei Forti. Attorno a noi, attorno alla collinetta di Carignano, millenni di storia erano nascosti dai mattoni e dal cemento ma mandavano vibrazioni inquietanti. 

Accadde un giorno, anzi una sera, che inaspettatamente parlammo di famiglia e di figli. Loro si riferivano a me, naturalmente, e io cercavo di controbattere. Nella foga del discorso li invitai a pensare alla progenie, ché loro almeno una famiglia l’avevano costituita e gli mancava solo di moltiplicarsi. Ricordo che Clara mi indirizzò un sorriso dolce e birichino.

«Temo di essere in ritardo di duemila anni per approfittare di quegli eventi miracolosi, e temo che la menopausa non mi permetta di riporre speranze nella mia biologia più intima. – E poi accarezzando Arturo con lo sguardo – Ma noi ci terremo compagnia efficacemente, finché Dio vorrà.»

Solo pochi mesi dopo, un evento catastrofico e luttuoso diede origine ad un altro evento meraviglioso: Arturo scoprì di avere una figlia. Beh, all’inizio fu come un ulteriore cataclisma che investì quella famigliola serenamente accoccolata davanti alla televisione nell’appartamento a Monte Sacro: la telefonata di un’assistente sociale. Seguirono giorni frenetici di cui Arturo mi tenne regolarmente al corrente e il risultato di tutte quelle gioie e di quei tormenti ora è lì, davanti a me. Evidentemente Elena somiglia alla madre, alta e slanciata con il suo caschetto di capelli corvini che ne fa una Valentina in carne e ossa, parlando del personaggio di Crepax. Solo che Elena ha in più una sensibilità tutta sua che la porta a dolersi dei mali del mondo, che la spinge ad avvicinarsi ad ogni oggetto animato o inanimato con grande rispetto come in una sorta di panpsichismo personale e che la fa partecipare a ogni avvenimento della storia antica e moderna come se ella ne avesse qualche responsabilità. Ma di Valentina ha in meno il lato erotico e sensuale, tant’è vero che ha sposato un torsolo di mela.

Eh sì, molti avvenimenti hanno funestato quella fine d’anno 1980, uno in particolare mi ha colpito in prima persona: la morte della signora Filomena, mia madre. Preso da quel turbine di eventi non ricordo neppure come e dove ho trascorso le festività. Oh no, mi basta guardare Tito per ricordarmi tutto, proprio tutto, e con i dettagli, come per esempio quando l’amico commissario Picchio Aristide dovette, suo malgrado, arrestarmi proprio la vigilia di Natale.

UN LAMPO DAL PASSATO - La tenenza di Casteldisasso Vol.14

€ 3,99Prezzo
  • 14° EPISODIO DELLA SAGA DEL TENENTE ALDOBRANDI

ESTRATTO
bottom of page